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Dalla parità di genere un contributo di 3.15 trilioni di euro al PIL europeo

Le pari opportunità di genere potrebbero apportare un contributo potenziale stimato fino a 3,15 trilioni di euro al PIL europeo entro il 2050. È essenziale comprendere l’importanza della parità di genere nel contesto dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), come dimostrato dalle stime dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE). Se le donne avessero le stesse opportunità professionali degli uomini, il PIL europeo potrebbe crescere notevolmente entro il 2050. Pertanto, l’obiettivo delle pari opportunità deve essere raggiunto al più presto, non solo per quanto riguarda le posizioni manageriali, in cui la presenza femminile è ancora limitata, ma anche garantendo l’accesso all’istruzione e alla formazione professionale.

Le imprenditrici? Più resilienti e capaci di affrontare le sfide

Questa urgenza è stata sottolineata anche dalle imprenditrici europee di 24 nazioni consultate per l’Eurochambers Women Network Survey 2023. L’indagine ha analizzato lo stato attuale dell’imprenditoria femminile in Europa, concentrandosi sulle aziende guidate da donne, al fine di sviluppare iniziative mirate a supporto delle imprenditrici in tutto il continente. L’indagine ha raccolto oltre 800 risposte, che hanno evidenziato la resilienza delle imprenditrici nel fronteggiare le difficoltà, la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti e di affrontare le sfide in modo tempestivo e lungimirante. Ciò è dimostrato dai dati raccolti riguardo alla transizione digitale e green delle imprese guidate da donne. Tuttavia, è emerso che le imprenditrici necessitano di maggiore attenzione da parte delle istituzioni pubbliche e di misure di sostegno specifiche.

Burocrazia e accesso ai finanziamenti le maggiori difficoltà per le donne 

In particolare, dalle risposte delle donne intervistate sono emersi i principali ostacoli che devono affrontare: la burocrazia e l’accesso al finanziamento, in cui spesso non godono delle stesse opportunità dei loro colleghi; le opportunità di carriera e la parità salariale, che richiedono la promozione di modelli di ruolo nei settori a predominanza maschile, l’attenzione all’istruzione e concrete opportunità di accesso alle posizioni manageriali.

Dall’Ue una direttiva per la presenza femminile nei CdA

Il tema della parità di genere in ottica ESG è stato affrontato anche in una tavola rotonda organizzata da Eurochambers Women Network in collaborazione con Unioncamere presso la sede di Si.Camera, l’Agenzia delle Camere di Commercio d’Italia. Durante l’incontro sono emersi importanti spunti, in particolare riguardo alle implicazioni della direttiva sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione (CdA) delle imprese, approvata dal Parlamento europeo alla fine del 2022. Tale direttiva stabilisce che entro luglio 2026 le grandi società quotate in borsa dell’UE dovranno adottare adeguate misure per garantire una maggiore presenza femminile nei CdA. Questa direttiva rappresenta un passo importante verso la parità di genere, considerando che nel 2021 solo poco più del 30% dei membri dei CdA delle grandi aziende quotate erano donne.

Più donne ai vertici, migliori risultati 

I numeri dimostrano che una maggiore presenza femminile nei vertici aziendali ha un impatto positivo: quando la percentuale di donne nei CdA è compresa tra il 30% e il 40%, le imprese hanno maggiori probabilità di ottenere risultati finanziari migliori, rendimenti più elevati e migliori performance ESG. La parità di genere rientra appieno nella dimensione sociale di una società ed è quindi un fattore fondamentale per valutare il credito sociale di un’azienda e raggiungere livelli di business sostenibile.