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Curiosità

Enoturismo: parola d’ordine, diversificare le esperienze

Nel 2023 l’offerta enoturistica italiana è cambiata rapidamente e le aziende vitivinicole hanno mediamente proposto 6 diverse esperienze o eventi, rispetto a una media del 4,7 nel 2022. Cambiano anche i giorni di apertura e salgono al 78,1% le aziende visitabili di sabato (+30% rispetto 60,3% dell’anno precedente), e il 54,2% delle cantine si sono attrezzate per accogliere visitatori anche la domenica.

Per quanto riguarda le fasce orarie, gli slot delle 11:00 e delle 15:00 restano i più popolari, anche se queste preferenze variano a seconda delle aree vinicole. Ad esempio, nella zona DOCG del Prosecco oltre il 30% delle visite si svolge alle 10:00, mentre in Puglia più di un terzo avviene alle 16:00.
Emerge dal Report Enoturismo e Vendite Direct-to-Consumer 2024, realizzato dall’impresa tecnologica Divinea con il contributo  dell’Università Cattolica di Milano.

Un nuovo fenomeno: la destagionalizzazione

Sono due i fattori che incoraggiano le visite in cantina tutto l’anno, le temperature più miti in autunno e inverno, e un numero crescente di aziende che hanno sviluppato offerte stagionali mirate.

I dati confermano questo trend. Tra marzo, aprile, novembre e dicembre si sono registrate più del 25% del totale delle visite (+4% rispetto al 21% dello scorso anno). Un numero importante che conferma un cambiamento della stagionalità dell’enoturismo, che storicamente si è sempre focalizzato nei mesi che vanno da maggio a ottobre.

Sempre più giovani in cantina

Un altro dato importante è che, in controtendenza rispetto ai dati secondo i quali sono in aumento i giovani adulti che bevono poco o niente (dal 31 al 44%, fonte YouGov), le visite in cantina attraggono sempre più giovani in azienda.
A conferma di ciò, il 43,8% di chi ha prenotato un’sperienza in cantina nel 2023 ha tra 25 e 34 anni, segue la fascia 35-44 e 45-54, rispettivamente con il 23,1% e 15,3%, spesso costituita da famiglie.

Per quanto la nazionalità di provenienza dei visitatori sia fortemente variabile in funzione dei diversi territori vinicoli, nel complesso due terzi dei visitatori in cantina sono italiani e 1 su 10 viene dagli Stati Uniti.
Gli stranieri europei rappresentano circa il 20%, di cui la maggioranza proveniente da Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito.

Il Direct to Consumer si fa strada nel mondo del vino

I dati del report evidenziano come una strategia ben implementata verso il consumatore finale possa non solo portare ad una crescita significativa delle vendite dirette, ma anche a un incremento, fino al raddoppio, dei margini di vendita delle cantine.
Per quanto riguarda il tema delle vendite dirette in cantina, il 76,5% di visitatori effettua acquisti dopo un’esperienza, testimoniando un aumento rispetto al 73,8% dell’anno precedente. 

Inoltre, lo scontrino medio di un ordine effettuato nel punto vendita in azienda è di 140 euro, +19% rispetto al 2022. Le vendite online non sono da meno, segnalando un incremento del 30% nel valore medio degli ordini e-commerce, che salgono da 141 euro (2022) a 184 (2023).

L’Italia vista dal web: le parole chiave del 2023

Cosa cercano, sperano, interessano gli italiani? Niente di meglio che scoprirlo attraverso i movimenti on line del nostri connazionali. Così ha fatto un’analisi condotta da SocialData, affiliata di Urban Vision e SocialCom, che ha recentemente presentato i risultati in Senato. La ricerca ha catturato i cambiamenti in atto nella società, esplorando le preoccupazioni, i sentimenti e le speranze della popolazione sul web e si social.

Il calcio pigliatutto

Il mondo del calcio si conferma il catalizzatore principale delle interazioni online degli italiani nel 2023, con oltre 2,8 miliardi di coinvolgimenti tra interazioni, commenti e condivisioni.

Il calcio, seguito da reati e sicurezza e politica e governo, si piazza al vertice della lista con 2,8 miliardi, 1,8 miliardi e 1,6 miliardi di interazioni rispettivamente. Questo dato, sebbene confermi la necessità di distrazione dagli affanni quotidiani, sottolinea anche un lato poco conosciuto della realtà italiana. Nella top 10 degli argomenti più discussi, emergono anche inflazione (880 milioni) e guerre (197 milioni).

La leadership di Meloni e l’addio a Berlusconi

La premier Giorgia Meloni si distingue come la figura politica più discussa nel 2023, con oltre 253 milioni di interazioni, seguita da Matteo Salvini (70,5 milioni) e Elly Schlein (47,6 milioni). La scomparsa di Silvio Berlusconi ha suscitato 672 mila conversazioni, tanto da essere l’addio più commovente dell’anno.

Sul lavoro il sentimento dominante è la rabbia 

Il lavoro emerge come una delle principali preoccupazioni degli italiani online, con oltre 11 milioni di contenuti rilevanti. La rabbia è l’emozione predominante, e coinvolge il 31% dei post analizzati. Più in dettaglio, si registrano oltre 129 milioni di interazioni sul tema degli stipendi, 23 milioni sulle morti bianche e 20 milioni sulla disoccupazione.

Cresce l’attenzione verso le problematiche ambientali

Gli utenti italiani dimostrano un crescente interesse per i cambiamenti climatici, con 789 milioni di interazioni sui temi ambientali. Di queste, oltre 338 milioni riguardano il cambiamento climatico e i fenomeni atmosferici estremi, mentre 54 milioni si focalizzano sulla raccolta differenziata.

Elezioni europee? Forte polarizzazione online

Un focus sulle elezioni europee di giugno rivela una forte polarizzazione online, con il 58% degli utenti partecipanti. Le conversazioni orientate a destra prevalgono (35%) rispetto a quelle orientate a sinistra (23%), mentre i temi principali riguardano economia (19%), cultura (16%), salute (10%) e immigrazione (8%).

Essere single nel 2023 tra orgoglio e necessità di rassicurazione sociale

L’11 novembre si è festeggiato il Singles’ Day, nato in Cina per celebrare le famiglie composte da una sola persona. In Italia sono il 33% del totale, e un single su cinque ha meno di 45 anni.
L’Osservatorio Single, a cura del team qualitativo di Ipsos, inserisce questa nuova tendenza nella necessità di trascorrere più tempo da soli, un bisogno sentito dal 58% degli italiani.

In particolare, il 67% sostiene che fare attività da soli rende orgogliosi. Ma oltre al nuovo sentimento di empowerment e fierezza, emerge anche qualche ombra e necessità di rassicurazione sociale.
In ogni caso, si stima che nei prossimi 20 anni i single aumenteranno del 17%, del 9% i genitori single, mentre diminuiranno del 18% le coppie con figli.

Orgoglio single

Essere single oggi principalmente è sinonimo di orgoglio. I single nella contemporaneità sono percepiti come completi, indipendenti, sicuri e con la piena consapevolezza di sé e del valore del proprio tempo.
Prendersi momenti in solitaria è considerato un arricchimento del proprio valore, che alimenta il senso di autonomia e orgoglio. Il 67% delle persone sostiene che fare attività da soli rende soddisfatti (donne 74% vs 61% uomini).

In merito alle attività, i viaggi in solitaria risultano molto appealing: il 63% ritiene motivo di orgoglio viaggiare da soli, soprattutto le donne, per le quali è un’opportunità fondamentale per acquisire fiducia ed essere orgogliose (72% vs 57% uomini).

Ma solo è davvero cool?

Tale contesto incontra il successo delle app di dating. Strumenti e piattaforme di incontro sono sempre più percepiti come occasioni per connettersi e aprirsi all’altro. Il 50% degli intervistati e delle intervistate, sostiene che le app social e di incontri sono un’opportunità di valore per creare relazioni, amicizie e (non solo) incontri casuali.

Ma l’altro lato della medaglia racconta di sfide, incertezze, difficoltà economiche e rischio di isolamento.
L’inflazione e il caro vita infatti affliggono anche i single: il 45% afferma di avere difficoltà a mantenere il proprio tenore di vita, e l’83% sostiene che è importante pianificare i risparmi per affrontare il futuro.

Condividere le esperienze per viverle pienamente

Anche il viaggio assume un connotato diverso. Una persona su due dichiara che viaggiare è più costoso come singolo. E, al di là del portafoglio, risulta evidente anche un topic legato alla sicurezza e al timore del viaggiare in solitaria.

Il 47% delle persone intervistate dichiara che vorrebbe viaggiare in solitaria, ma pensa che sia pericoloso, soprattutto le donne (57% vs 40%). Inoltre, 8 persone su 10 affermano che avere qualcuno con cui condividere le esperienze sia essenziale per viverle appieno.
Importante poi il tema del benessere e la salute mentale, che può essere intaccata se si scivola nell’isolamento. Un rischio, in particolare, per chi vive da solo.

Cibi a base vegetale: dai burger ai piatti pronti oggi valgono 490 milioni

I prodotti a base vegetale sono sempre più scelti dai consumatori. Oggi quasi 22 milioni di italiani consumano regolarmente i cibi a base vegetale, prodotti realizzati partendo da proteine vegetali di verdura, legumi, cereali, semi o alghe. Una gamma di prodotti molto ampia: si va dai burger e i piatti pronti, che trainano il mercato crescendo a doppia cifra, a gelati e dessert fino alle bevande vegetali.
E mentre ferve il dibattito sulla carne coltivata, il gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food racconta di un 2022 in crescita di circa il 3% a volume per il comparto, mentre a valore il fatturato è cresciuto dell’8%, pari a 490 milioni.

Un’alternativa gustosa al consumo di proteine animali

A decretare il successo di questi prodotti, nati come alternativa al consumo di proteine animali, sono diversi fattori che hanno sicuramente a che fare con ‘il palato’. Ma non solo. “Dietro il successo di questi prodotti c’è il gusto – commenta Salvatore Castiglione, presidente Gruppo prodotti a base vegetale Unionfood – ma anche la volontà di aumentare il proprio intake di proteine vegetali, forse strizzando l’occhio anche all’ambiente, perché questi prodotti consumano meno suolo e meno acqua”. Infatti accanto ai benefici per la salute, riconosciuti da oltre l’80% degli intervistati, c’è la sostenibilità (77%).

Le diete flexitariane sono più sostenibili

A chi restano dubbi sul loro consumo di acqua e suolo (15%) risponde Ludovica Principato, docente presso l’Università Roma Tre: “Se la popolazione italiana si spostasse verso diete flexitariane a favore di un maggiore consumo di alimenti vegetali si emetterebbero ogni anno 106 milioni di tonnellate di CO2 equivalente rispetto alle 186 dei consumi attuali, liberando campi coltivati delle dimensioni di 5.000 campi da calcio e riducendo di molto i consumi idrici”.
Del resto questi alimenti si rivolgono non solo a chi è vegetariano o vegano, ma anche a chi ha scelto una dieta flexitariana, attenta al proprio benessere e a quello dell’ambiente.

Ma ‘a tavola’ c’è posto per tutti

Secondo un’indagine Astraricerche ripresa da Askanews, il 75,5% di chi già conosce i cibi a base vegetale sa di cosa sono fatti grazie soprattutto alla chiarezza delle etichette. Nulla a che vedere dunque con la carne coltivata, un prodotto di origine animale che proviene da cellule estratte dall’animale e coltivate in bioreattori per produrre burger di origine animale.
“Dal giorno in cui è nato questo gruppo dedicato ai prodotti a base vegetale – sottolinea Castiglione – abbiamo convenuto che ‘a tavola’ c’è davvero posto per tutti. Questo significa che senza attaccare nessuno, ci facciamo spazio fra le altre categorie”.

La Lombardia campionessa italiana di brevetti: ecco perchè

Nel corso del 2022, le aziende e gli inventori italiani hanno presentato un totale di 4.864 domande di brevetto presso l’Ufficio europeo dei brevetti (Epo), segnando un calo del 1,1% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, nonostante il leggero calo, il numero di richieste di brevetti dall’Italia all’Epo rimane alto grazie all’aumento registrato nel 2020 e nel 2021. Negli ultimi cinque anni, le domande di brevetto europeo presentate dall’Italia sono cresciute del 10%.

Richieste di deposito brevetti aumentate del 2,5% in un anno

Secondo l’indice dei brevetti 2022, l’Epo ha ricevuto complessivamente 193.460 domande, con un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente, che ha stabilito un nuovo record. Il presidente dell’Epo, António Campinos, ha sottolineato che le richieste di brevetto per le innovazioni verdi e le tecnologie per l’energia pulita stanno crescendo costantemente.

Otto regioni italiane sono fra le prime 100 europee “più attive”

L’Italia è rappresentata in modo significativo nella classifica delle regioni che presentano le domande di brevetto all’Epo, con ben otto regioni presenti tra le prime cento in Europa. La Lombardia si posiziona al primo posto in Italia e al dodicesimo in Europa con 1.547 domande di brevetto presentate. Seguono nell’ordine Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

La Lombardia genera il 31,8% delle domande d brevetto

La Lombardia, che rappresenta il 31,8% del totale delle domande di brevetto italiane, è l’unica regione italiana a superare le mille richieste di brevetto. Seguono l’Emilia Romagna con il 16,2% e il Veneto con il 14%. Insieme, queste tre regioni rappresentano oltre il 60% di tutte le domande di brevetto dall’Italia all’Epo. Non sorprende che tale percentuale arrivi dalle aree più produttive dello stivale. Tuttavia, va notato che alcune regioni italiane hanno registrato un significativo aumento delle domande di brevetto nel corso del 2022. Tra queste, l’Umbria si è distinta per la crescita più forte (+82,8%), seguita dalla Valle d’Aosta (+62,5%), dalla Basilicata (+33,3%) e dalla Campania (+20,2%).

L’Italia che punta sull’innovazione

Nonostante il calo delle domande di brevetto presentate dall’Italia all’Epo nel 2022, il Paese continua a investire in innovazione e ricerca, come dimostra il fatto che otto delle sue regioni si trovano tra le prime cento in Europa per numero di domande di brevetto presentate.

San Valentino 2023: coppie italiane soddisfatte della propria relazione

Una ricorrenza celebrata in gran parte del mondo e dedicata a tutti gli innamorati: il 14 febbraio si festeggia San Valentino, e per l’occasione Ipsos ha condotto un’indagine in 32 Paesi, compresa l’Italia, per verificare quanto i cittadini si sentano amati, soddisfatti della propria vita sentimentale o del rapporto con il/la propria/o partner. E secondo il Global Love Life Satisfaction in media, a livello internazionale, più di quattro intervistati sposati o conviventi su cinque (84%) sono soddisfatti della propria relazione, mentre solo due su tre (63%) della propria vita sentimentale o sessuale. È lo stesso anche per le coppie italiane?

I Boomer si sentono più amati

La maggioranza degli italiani dichiara di sentirsi amata (73%), quota leggermente inferiore alla media internazionale (76%). A livello internazionale, in particolare, sentirsi amati è più comune tra i Boomers (80%) rispetto ai GenX (75%), i Millennials (76%) e i GenZ (76%). In Italia il 60% degli intervistati si dichiara soddisfatto della propria vita sentimentale o sessuale, un dato in linea con la media internazionale (63%). Ma a livello internazionale i Millennials (68%) affermano di essere più soddisfatti della propria vita sentimentale o sessuale, rispetto alla GenX (62%), alla GenZ (59%) e ai Boomers (61%).

Le coppie indonesiane sono più felici

Chi è sposato o ha una relazione stabile (83%) ha maggiori probabilità di sentirsi amato/a rispetto a chi è single (70%). Gli adulti sposati o conviventi (75%) hanno infatti maggiori probabilità di essere maggiormente soddisfatti rispetto ai single (54%). La maggioranza delle coppie italiane (76%) si dichiara soddisfatta della relazione con il/la proprio/a coniuge o il/la partner, percentuale però inferiore rispetto alla media internazionale (84%). Le coppie in Indonesia (94%), nei Paesi Bassi (94%), in Thailandia (90%) e in Malesia (90%) sono maggiormente soddisfatte della propria relazione, mentre in Giappone (70%) e in Corea del Sud (73%) sono le meno soddisfatte.

Poche differenze di genere nella soddisfazione per la relazione

Inoltre, a livello internazionale, le persone appartenenti a famiglie ad alto reddito (87%) e con un’istruzione superiore (86%) hanno una probabilità leggermente più alta di essere soddisfatte della propria relazione. Sempre a livello internazionale, l’indagine Ipsos non riporta differenze di genere significative tra i paesi considerati. In particolare, il 76% delle donne e il 75% degli uomini dichiarano di sentirsi amati, l’83% delle donne e l’85% degli uomini affermano di essere soddisfatti della relazione con il/la proprio/a coniuge o il/la partner, e il 63% delle donne e degli uomini esprime soddisfazione per la propria vita sentimentale o sessuale.

Furti in appartamento in aumento in Italia: i risvolti economici e psicologici per le famiglie colpite

Negli ultimi tempi, in Italia si stanno registrando sempre più episodi di furti in appartamento. Tali episodi comportano non solo una grave perdita economica per le famiglie colpite, ma anche importanti risvolti psicologici.

Le statistiche sui furti in appartamento in Italia

Secondo le statistiche, i furti in appartamento rappresentano la maggior parte dei furti commessi in Italia. Nel 2022, ci sono stati oltre 200.000 episodi di questo tipo, con un aumento del 5% rispetto l’anno precedente.

La maggior parte di questi furti viene commessa da ladri professionisti, spesso organizzati in bande. Addirittura, alcuni furti vengono commessi anche da conoscenti o persino da membri della famiglia.

I danni economici causati dai furti in appartamento

Un furto in appartamento può avere gravi conseguenze economiche per le famiglie colpite. Oltre ai beni materiali sottratti come gioielli, denaro contante e oggetti di valore, i proprietari di casa devono anche affrontare i costi per riparare eventuali danni causati durante il furto, come ad esempio la sostituzione di serrature o la riparazione di porte o finestre forzate.

Inoltre, i proprietari di abitazioni che sono state oggetto di furto potrebbero vedere aumentare il loro premio assicurativo.

Gli effetti psicologici dei furti in appartamento

I furti in appartamento hanno anche importanti risvolti psicologici per le famiglie colpite. Molti provano dei sentimenti di violazione della propria privacy e di insicurezza nella loro stessa casa, il che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita.

Tra l’altro, il trauma causato dal furto può portare a disturbi del sonno, ansia e depressione, il che non è certo piacevole.

Come proteggersi dai furti in appartamento

Ci sono alcune misure che è possibile adottare per proteggersi dai furti in appartamento. Una delle più efficaci è l’installazione di sistemi di allarme, grate di sicurezza e telecamere.

È anche importante mantenere alcune buone abitudini, come chiudere sempre a chiave porte e finestre quando si esce di casa e non condividere informazioni personali o dettagli sui propri spostamenti sui social media.

È inoltre utile fare in modo che la propria abitazione non appaia vuota per lunghi periodi di tempo, ad esempio chiedendo a un vicino di raccogliere la posta o di parcheggiare l’auto in cortile.

Le reazioni delle autorità ai furti in appartamento

Le autorità stanno prendendo misure per contrastare l’aumento dei furti in appartamento nel nostro paese.

Le forze dell’ordine stanno per questo intensificando i controlli e stanno lavorando a stretto contatto con le associazioni dei cittadini per sensibilizzare sui rischi e sul come proteggersi dai tentativi di furto.

Inoltre, sono stati introdotti nuovi strumenti legislativi per punire i colpevoli e prevenire la ripetizione dei reati.

Il ruolo della comunità nella prevenzione dei furti in appartamento

Prevenire i furti in appartamento non è solo un compito delle autorità, ma anche della comunità.

I vicini che si conoscono e si aiutano a vicenda possono costituire un deterrente per i ladri, rendendo più difficile per loro il riuscire ad agire indisturbati.

Ad esempio, è possibile organizzare turni di vigilanza o creare un gruppo WhatsApp per condividere informazioni su eventuali attività sospette. In questo modo, si può contribuire a creare un ambiente più sicuro per tutti.

Come affrontare il trauma causato da un furto in appartamento

Se si è stati vittime di un furto in appartamento, può essere difficile nell’immediato superare il trauma ed il senso di violazione della propria casa.

È importante ricordare che è normale provare queste sensazioni e che ci sono modi per affrontarle e superarle.

Ad esempio, può essere utile parlare del proprio stato d’animo con amici e familiari o con un professionista, come uno psicologo. Inoltre, è importante prendersi cura di sé, ad esempio cercando di mantenere una routine regolare e cercando attività che aiutino a rilassarsi e a scaricare lo stress.

Dunque, i furti in appartamento rappresentano un reale problema in Italia, con conseguenze economiche e psicologiche per le famiglie colpite.

Tuttavia, ci sono modi per proteggersi e per evitare che qualcuno possa introdursi furtivamente nel nostro appartamento. Adottando tali soluzioni, il livello di sicurezza raggiunto potrà dirsi ottimale.

Pizza: 8 italiani su 10 la scelgono anche sotto zero

La pizza è un piatto che mette tutti d’accordo, anche nella sua versione sottozero. Ideale da preparare al forno per una cena in casa in famiglia o con gli amici, la pizza surgelata è amata da 8 italiani su 10 (85,7%), e se il 55,6% dichiara di consumarla spesso, il 27% delle famiglie con bambini la sceglie in media una volta a settimana. Un apprezzamento confermato dai dati di consumo: nel 2021 sono state consumate oltre 60.000 tonnellate di pizze e pizzette surgelate. È quanto emerge da una ricerca commissionata da Findus ad AstraRicerche, presentata in occasione della Giornata Mondiale della Pizza.

Margherita, la regina del freezer

Non ci sono dubbi, a stravincere è la Margherita, preferita dal 59,2% degli italiani. Secondo posto per la Diavola (23,5%), scelta maggiormente dagli uomini (29%) rispetto alle donne (18%), e in una fascia d’età compresa tra i 25 e i 34 anni, soprattutto nella zona del Triveneto (30%) rispetto al Sud Italia e nelle Isole (18%). Al terzo gradino del podio la Quattro Formaggi (22,8%), preferita dalle donne (25%, over 50) e più diffusa nel Nord Italia. Quanto agli altri gusti più amati, Capricciosa e Quattro Stagioni riscuotono maggiori consensi tra gli over 50, dove l’apprezzamento supera il 20%.

Il perfect match è con le patatine fritte

Il settimo posto, invece, è occupato dalla Focaccia (15%), ideale da servire in tavola per accompagnare un piatto di salumi. Se si guarda invece al ‘perfect match’ per la pizza surgelata, il 38,7% degli italiani abbinerebbe patatine fritte, il 25,4% degli intervistati opterebbe per le crocchette di patate, mentre il 23,9% sceglierebbe il supplì, sfizio che piace molto al 65% degli italiani nel basso Centro Italia, ma che riesce a conquistare anche i gusti di 4 italiani su 10 nel resto d’Italia.

Crocchette di patate, mozzarelline, supplì & co

Pizza e snack surgelati come crocchette, supplì, panzerottini, mozzarelline panate, si rivelano ingredienti perfetti per serate a casa in compagnia, tanto che per il 27,5% degli italiani organizzarle è un appuntamento fisso e settimanale. Il 57,7% degli italiani si organizza di tanto in tanto, mentre solo il 14.9% del campione dichiara di non organizzarne mai, anche se la metà sarebbe curioso di provare (7,4%). Ma quali sono le principali ragioni di consumo di snack surgelati a casa? A spingere i consumi è stata la pandemia, che ha inciso per il 24,4%, ma anche la convenienza e il risparmio (21%), o perché si preferiscono cene e aperitivi in casa (20,7%), ma anche perché si opta per la comodità (17,8%).

Twitter: verso video a pagamento?

Elon Musk recentemente ha acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari, e ora sta lavorando per cercare di rendere il social network più redditizio. Secondo quanto emerge da un’email interna ottenuta dal Washington Post, la società starebbe lavorando a una funzionalità che consentirebbe di pubblicare video e addebitare agli utenti la visualizzazione. Il social network, secondo il Washington Post, punterebbe a rendere questa funzionalità denominata Paywalled video operativa “tra una o due settimane”.
L’accesso ai video per gli utenti avrebbe prezzi variabili, da 1 a 2 fino a 5 o 10 dollari. In pratica, chi twitta il video riceverebbe una parte della somma, mentre il social network prenderebbe una percentuale che però non è stata ancora specificata.

Rischi legati ai contenuti protetti da copyright

Gli utenti che non hanno pagato però non sarebbero in grado di vedere il video, anche se potrebbero mettere mi piace, o ritwittare il tweet. Ma il team al lavoro su questa nuova funzionalità avrebbe indicato, in particolare, rischi legati ai contenuti protetti da copyright.
“Non è chiaro – spiega il quotidiano Usa – se la funzione fosse in fase di sviluppo prima che Musk prendesse la guida della società”. E Twitter, su questo punto, non ha rilasciato commenti.
Comunque, il team incaricato di studiare le implicazioni di questa nuova funzionalità avrebbe “solo tre giorni per fornire un feedback sui potenziali rischi”. E un dipendente di Twitter, rileva ancora il Washington Post, ha affermato che la nuova funzionalità probabilmente potrebbe essere utilizzata almeno in parte per i contenuti per adulti.

Il pagamento della ‘spunta blu’

Al momento, mentre Twitter registra la maggior parte dei propri ricavi grazie agli introiti dovuti alla pubblicità, Elon Musk sembra deciso a voler addebitare un costo anche agli utenti. Questo è emerso recentemente anche con l’annuncio di voler mettere a pagamento la cosiddetta ‘spunta blu’, il sistema usato finora da Twitter per verificare l’identità delle persone pubbliche. In questo caso, riferisce Adnkronos, Elon Musk in un tweet ha parlato di “un abbonamento da 8 dollari al mese”.

Un nuovo corso che non piace

Il punto più discusso del nuovo corso di Twitter è proprio il vincolo ad abbonarsi a Twitter Blue per ottenere o mantenere la spunta blu. Coloro che in questo momento la possiedono, se sceglieranno di non abbonarsi al rinnovato piano a pagamento la perderanno. E chi vorrà, personaggio famoso o meno, di fatto potrà acquistarla. Sono tanti gli utenti attualmente verificati che hanno mostrato il loro disaccordo, con toni tutt’altro che pacati, come ad esempio lo scrittore Stephen King e l’attore Evan Handler. Proprio King ha annunciato l’addio a Twitter a fronte dei 20 dollari inizialmente previsti, riferisce Wired, tanto da spingere il fondatore di Tesla a rilanciare a 8 dollari, poi definita la tariffa definitiva.

Job creep, quando il lavoro richiede sempre di più

Sempre di più, oggi, i lavoratori si sentono sotto pressione in fatto di orari: devono costantemente superare i tempi previsti per l’occupazione professionale se vogliono non solo avanzare di carriera, ma addirittura mantenere le loro posizioni. Che si tratti di rimanere sino a tardi, di lavorare durante il fine settimana per concludere un progetto o di presentarsi anche se malati, molti dipendenti impiegano regolarmente più ore e svolgono più attività di quelle stabilite per la loro mansione. E anche se per alcuni questo sforzo addizionale può aiutare in un avanzamento di carriera, per molti altri è una normale aspettativa da parte dei datori di lavoro. 

Nessun confine

Questa realtà – definita ‘job creep’ (o work creep, cioè lavorare sempre di più in modo soprattutto volontario sperando in una promozione) – è ritornata prepotentemente alla luce durante la pandemia – a causa della non distanza fra posto di lavoro e casa – , anche se la cultura dell’impresa che richiede ai dipendenti di fare oltre il possibile si è sviluppata nel corso di diversi decenni. Come riporta un servizio della BBC, se da un lato diversi lavoratori hanno deciso di dire addio a questo sistema a favore in un miglior equilibrio fra vita privata e vita professionale, altri invece sono disposti a tutto pur di centrare i loro obiettivi. “C’è stata una crescente intensificazione del lavoro”, spiega Katie Bailey, professoressa di lavoro e occupazione al King’s College di Londra. Ora ci si aspetta che i lavoratori siano “impegnati, entusiasti e motivati. Dovrebbero dedicare ore e sforzi extra per essere notati o promossi”. E queste aspettative sono ora così interiorizzate dai lavoratori che molti temono che, se non vanno al di là del contratto, nella migliore delle ipotesi non verranno mai promossi; nel peggiore dei casi saranno etichettati come fannulloni. Un ulteriore fattore è una crescente enfasi sul coinvolgimento dei dipendenti, afferma ancora Bailey. Un mood che vuole migliorare la produttività creando una cultura del posto di lavoro affinchè il personale sia entusiasta di andare in ufficio. A prima vista, può sembrare un aspetto positivo. “Ci sono molte ricerche che mostrano che i dipendenti coinvolti sono più felici, più soddisfatti, più impegnati e godono di livelli di benessere più elevati”, afferma. Ma c’è anche un forte legame tra livelli più elevati di coinvolgimento, ore di lavoro extra e per finire di ansia. Perchè questa tensione a fare di più e per più tempo si insinua in noi facendo leva sul valore psicologico insito negli accordi di lavoro come aspettative, disponibilità e riconoscimenti, causando un forte stress.

Non sempre corrisponde un’adeguata ricompensa

“Superare sempre la richiesta di compiti e doveri consuma risorse mentali e causa elevati livelli di stress. A tali sforzi inoltre, assunti oltre il proprio ruolo, non corrisponde una adeguata ricompensa, – spiega alla BBC Anthony Klotz, professore alla School of Management alla University College di Londra -. Queste sono in fondo tra le ragioni dell’abbandono di lavori poco graditi da parte dei giovani, ma dalle ceneri del vecchio concetto di lavoro il job creep contagia i lavoratori che si assumono compiti extra per fare tutto il possibile anche lavorando da casa”.