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Proliferano i newsbot, i giornali generati dall’AI

Cosa sono i newsbot? E perché possono rappresentare un potenziale pericolo per l’informazione? Secondo NewsGuard, il tool online di NewsGuard Technologies che permette di riconoscere le fake news, gli strumenti basati sull’Intelligenza artificiale ora vengono utilizzati anche per riempire le cosiddette ‘content farm’, ovvero i siti web di bassa qualità diffusi in tutto il mondo che sfornano grandi quantità di articoli clickbait per massimizzare le proprie entrate pubblicitarie. Nel mese di aprile di quest’anno NewsGuard ha identificato 49 siti ‘sospetti’ in sette lingue, ceco, cinese, francese, inglese, portoghese, tagalog e thailandese. In apparenza questi siti avevano l’aspetto dei tipici siti di notizie, ma sembrerebbero invece essere stati interamente, o in gran parte, generati da modelli di linguaggio basati sull’Intelligenza artificiale, e quindi progettati per imitare la comunicazione umana. Si tratta appunto dei newsbot.

Articoli scritti male e che a volte promuovono false notizie

Questi siti spesso non identificano i proprietari, e producono un grande numero di contenuti su diversi argomenti, tra cui politica, salute, intrattenimento, finanza e tecnologia.
Alcuni di questi newsbot pubblicano centinaia di articoli al giorno, che a volte promuovono anche narrazioni false. Inoltre, quasi tutti i contenuti sono scritti utilizzando un linguaggio banale e frasi ripetitive, segni distintivi dei testi prodotti dall’Intelligenza artificiale.

L’Intelligenza artificiale riempie di pubblicità le testate giornalistiche 

Molti di questi siti, poi, sono pieni di pubblicità, poiché probabilmente sono stati progettati per generare entrate dagli annunci programmatici posizionati attraverso algoritmi. Esattamente ciò per cui era stata concepita la prima generazione di content farm su internet, gestite da esseri umani.
Proprio mentre negli ultimi mesi sono stati presentati e resi disponibili al pubblico diversi strumenti, sempre più potenti, basati sull’Intelligenza artificiale, il timore che tali strumenti possano essere utilizzati per dare vita a testate giornalistiche ora è diventato realtà.

Ai sotto inchiesta, e sotto i riflettori finiscono anche i chatbot

Pertanto, il governo del Regno Unito ha deciso di avviare un’indagine sull’AI e sul suo impatto su consumatori, business ed economia. Sotto i riflettori, riporta Adnkronos, anche l’Intelligenza artificiale generativa, alla base del chatbot ChatGPT, sviluppato da OpenAI e sostenuto da Microsoft.
Il governo fa sapere che seguirà cinque principi nella verifica dell’applicazione dell’AI e nello stabilire regole e leggi per l’uso dell’Intelligenza artificiale: sicurezza, trasparenza, equità, responsabilità e gestibilità.
“È cruciale che i potenziali benefici di questa tecnologia trasformativa siano equamente accessibili alle attività commerciali del Regno Unito e ai consumatori – commenta Sarah Cardell, direttrice della Competition and Markets Authority -, e che allo stesso tempo le persone siano protette da fenomeni come disinformazione e fake news”.

Idee per una festa di compleanno di un adolescente

Se stai cercando idee per organizzare una festa di compleanno per un adolescente, qui abbiamo elencato diverse informazioni che possono esserti utili.

Sappiamo infatti quanto possa essere difficile trovare qualcosa che piaccia ai giovani di oggi ma non preoccuparti, abbiamo delle soluzioni per te.

 

Feste a tema

Una delle alternative più apprezzate per una festa di compleanno per adolescenti è quella di organizzare una festa a tema.

Ci sono infinite possibilità di temi tra cui scegliere, come una festa in maschera o la classica festa in cui ci si veste da personaggio preferito.

Potresti anche optare per un tema legato a film o serie televisive, come una festa tema Harry Potter o una in stile Stranger Things.

Chiaramente ci sono tantissime possibilità di scelta e molto dipende dalle preferenze del festeggiato e dalle sue attitudini, così come bisogna considerare quelle degli invitati.

 

Festa a tema con attività

Organizzare una festa a tema con attività coinvolgenti può essere un’ottima idea. Ad esempio, se organizzi una festa a tema Harry Potter, puoi organizzare un gioco del quidditch o una caccia al tesoro.

In alternativa, se hai scelto ad esempio una festa a tema zombie, potresti organizzare un gioco di sopravvivenza in cui i partecipanti devono trovare un posto sicuro per nascondersi dai morti viventi.

Come vedi le opportunità non mancano, devi soltanto valutare cosa potrebbe essere divertente per tuo figlio.

 

Feste all’aperto o indoor

Se il suo compleanno cade durante i mesi più caldi dell’anno, una festa all’aperto potrebbe essere una scelta fantastica.

Ci sono molte attività divertenti da fare all’aperto, come organizzare una caccia al tesoro o un torneo di pallavolo.

Se al contrario il compleanno cade durante i mesi invernali, potresti optare per una struttura al chiuso che offra intrattenimento ai ragazzi.

Ci sono delle sale cinema che accolgono per questo motivo i gruppi per le feste di compleanno, o location per feste di compleanno che offrono l’opportunità di fare attività fisica.

In alternativa, puoi organizzare una festa in piscina o una serata intorno al fuoco con marshmallow e chitarra.

 

Festa al parco

Un’idea interessante potrebbe essere quella di organizzare una festa al parco. Molti parchi cittadini dispongono di aree pic-nic, campi da gioco e spazi per attività all’aperto, il che li rende ideali per una festa di compleanno.

Tra l’altro, organizzare una festa al parco può essere anche economico, oltre che facile da organizzare. Valuta se questa potrebbe essere la soluzione giusta per il tuo ragazzo.

 

Feste a sorpresa

Se tuo figlio ama ricevere delle sorprese, organizzare per lui una festa a sorpresa potrebbe essere una scelta adeguata.

Ci sono molte idee creative per preparare una festa a sorpresa, come ad esempio organizzarla in un luogo inaspettato o coinvolgere tutti i  suoi amici nella sorpresa.

Una festa a sorpresa può essere l’ideale per un adolescente che vuole qualcosa di speciale per il suo compleanno.

E per renderlo ancora più speciale, potresti anche organizzare il tutto secondo con un tema specifico.

Ad esempio, se il ragazzo ama il calcio, potresti rifarti al tema del pallone. In alternativa, se il festeggiato ama i supereroi, organizza una festa a sorpresa in cui tutti si presentano travestiti da supereroi.

Come vedi, le idee creative da considerare per organizzare una festa a sorpresa non mancano, ed in particolare quelle a tema possono rendere ancora più speciale il compleanno di tuo figlio.

 

Conclusioni

Speriamo che queste idee ti abbiano ispirato per organizzare una bella festa di compleanno.

Ricorda che l’importante è trovare qualcosa che il festeggiato apprezzi e che gli permetta di divertirsi con i suoi amici.

Valuta attentamente le varie possibilità di scelta ed opta per quella che meglio si adatta alle sue preferenze. Buona festa di compleanno!

Il 90% delle adolescenti nei Paesi a basso reddito non ha accesso a Internet

Secondo una recente analisi dell’UNICEF, pubblicata in occasione della Giornata internazionale delle ragazze nelle ICT, il divario digitale di genere tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni è ancora molto ampio nei Paesi a basso reddito. Circa il 90% delle ragazze adolescenti e delle giovani donne non utilizza – o non può utilizzare – Internet, mentre i loro coetanei maschi hanno il doppio delle probabilità di essere online.
“Colmare il divario digitale tra ragazze e ragazzi significa di più di avere accesso a Internet e alla tecnologia. Significa mettere le ragazze nelle condizioni di diventare innovatrici, creatrici e leader”, ha dichiarato il Direttore dell’UNICEF per l’istruzione Robert Jenkins. “Se vogliamo affrontare il divario di genere nel mercato del lavoro, soprattutto nei settori della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica, dobbiamo iniziare ora aiutando i giovani, soprattutto le ragazze, ad acquisire competenze digitali”.

Un divario forte nei paesi a basso e medio reddito

Il rapporto “Colmare il divario digitale: Sfide e appello urgente all’azione per un equo sviluppo delle competenze digitali” analizza da vicino il divario digitale di genere nei Paesi a basso, medio-basso e medio reddito. Le ragazze sono quelle con minori possibilità di sviluppare le competenze necessarie per l’apprendimento e l’occupazione del XXI secolo. In media, in 32 Paesi e territori, le ragazze hanno il 35% di probabilità in meno rispetto ai loro coetanei maschi di possedere competenze digitali. 

Le barriere alla base più profonde della mancanza di accesso alla rete

Il rapporto evidenzia che le barriere alla base sono molto più profonde della mancanza di accesso a Internet. L’ambiente educativo e familiare gioca un ruolo fondamentale nel divario digitale di genere.  Le barriere all’accesso alle opportunità di un maggiore apprendimento e al mercato del lavoro, norme di genere e stereotipi pervasivi e discriminatori, e preoccupazioni sulla sicurezza online, potrebbero ulteriormente restringere l’inclusione e lo sviluppo delle competenze digitali delle ragazze. Il rapporto sostiene inoltre che anche quando le ragazze hanno un accesso equo per acquisire le competenze fondamentali in lettura e matematica – e ottengono risultati pari o superiori a quelli dei loro coetanei maschi – ciò non sempre si traduce in competenze digitali. Per abbattere le barriere che frenano le ragazze, è necessario che siano introdotte prima e abbiano accesso alle tecnologie, che ricevano una formazione sulle competenze digitali e utili per la vita e un impegno per affrontare stereotipi di genere dannosi, specialmente all’interno delle famiglie, e la violenza online.

Pnrr, quanto ne sanno veramente gli italiani?

L’importanza del Pnrr – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – è ben chiara, ma l’opinione degli italiani al riguardo lo è altrettanto? Per scoprirlo, Nando Pagnoncelli, presidente della società Ipsos, ha rilasciato un ampio commento al Corriere della Sera. L’intervento, frutto di un sondaggio su Italiani e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr): cos’è, quanto ne sanno e quanto sono fiduciosi nei confronti del rilancio del Paese? offre diversi spunti di riflessione.

Solo il 12% degli italiani lo conosce

Benché il Pnrr abbia un’importanza notevole, la conoscenza di cosa esso rappresenti è tuttora molto bassa. Secondo le statistiche dell’ultima indagine di Ipsos, solo l’12% degli italiani dichiara di conoscerlo in modo profondo. Circa la metà afferma di conoscerlo solo in parte (44%), mentre il 28% ne ha solo sentito parlare e il 16% ignora del tutto di cosa di tratti.

La salute è riconosciuta come il tema più importante 

Dopo una proposta dettagliata delle “missioni” previste all’interno del Pnrr, è stato chiesto alle persone intervistate quali ritenessero più importanti: senza dubbio emerge il tema della salute (mentionato dal 50%), probabilmente come conseguenza della pandemia che ha trasformato in modo significativo l’intero sistema sanitario italiano. Seguono poi la rivoluzione verde e transizione ecologica (27%), l’istruzione e ricerca scientifica (24%), l’inclusione e coesione sociale/territoriale (20%), infrastrutture per mobilità sostenibile (19%). Alla fine di questa classifica, si colloca la voce digitalizzazione/innovazione/competitività/cultura (14%).

Permane un certo scetticismo

Nel complesso, tuttavia, emerge un discreto scetticismo sulla possibilità che il Pnrr possa risolvere i problemi strutturali e favorire il rilancio economico del Paese: una persone su due esprime poca (36%) o nessuna (13%) fiducia in proposito, contro solamente una su tre che ne ha molta (4%) o abbastanza (31%). Una quota esigua (3%) prevede che verrà realizzato oltre il 90% dei progetti contenuti nel piano, mentre la maggioranza relativa (36%) è convinta che non arriveremo al 60%.Tra i motivi alla base di questo pessimismo c’è anche l’insoddisfazione riguardo le capacità del governo (43% tra gli elettori M5S e PD), comuni e sindaci nel portare a termine i progetti (13%). Ma non manca anche “l’accusa” di scarso coraggio verso la politica (secondo il 12% degli intervistati)  preoccupata soprattutto dalla perdita del consenso popolare a seguito di alcune riforme impopolari.

Cibi a base vegetale: dai burger ai piatti pronti oggi valgono 490 milioni

I prodotti a base vegetale sono sempre più scelti dai consumatori. Oggi quasi 22 milioni di italiani consumano regolarmente i cibi a base vegetale, prodotti realizzati partendo da proteine vegetali di verdura, legumi, cereali, semi o alghe. Una gamma di prodotti molto ampia: si va dai burger e i piatti pronti, che trainano il mercato crescendo a doppia cifra, a gelati e dessert fino alle bevande vegetali.
E mentre ferve il dibattito sulla carne coltivata, il gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food racconta di un 2022 in crescita di circa il 3% a volume per il comparto, mentre a valore il fatturato è cresciuto dell’8%, pari a 490 milioni.

Un’alternativa gustosa al consumo di proteine animali

A decretare il successo di questi prodotti, nati come alternativa al consumo di proteine animali, sono diversi fattori che hanno sicuramente a che fare con ‘il palato’. Ma non solo. “Dietro il successo di questi prodotti c’è il gusto – commenta Salvatore Castiglione, presidente Gruppo prodotti a base vegetale Unionfood – ma anche la volontà di aumentare il proprio intake di proteine vegetali, forse strizzando l’occhio anche all’ambiente, perché questi prodotti consumano meno suolo e meno acqua”. Infatti accanto ai benefici per la salute, riconosciuti da oltre l’80% degli intervistati, c’è la sostenibilità (77%).

Le diete flexitariane sono più sostenibili

A chi restano dubbi sul loro consumo di acqua e suolo (15%) risponde Ludovica Principato, docente presso l’Università Roma Tre: “Se la popolazione italiana si spostasse verso diete flexitariane a favore di un maggiore consumo di alimenti vegetali si emetterebbero ogni anno 106 milioni di tonnellate di CO2 equivalente rispetto alle 186 dei consumi attuali, liberando campi coltivati delle dimensioni di 5.000 campi da calcio e riducendo di molto i consumi idrici”.
Del resto questi alimenti si rivolgono non solo a chi è vegetariano o vegano, ma anche a chi ha scelto una dieta flexitariana, attenta al proprio benessere e a quello dell’ambiente.

Ma ‘a tavola’ c’è posto per tutti

Secondo un’indagine Astraricerche ripresa da Askanews, il 75,5% di chi già conosce i cibi a base vegetale sa di cosa sono fatti grazie soprattutto alla chiarezza delle etichette. Nulla a che vedere dunque con la carne coltivata, un prodotto di origine animale che proviene da cellule estratte dall’animale e coltivate in bioreattori per produrre burger di origine animale.
“Dal giorno in cui è nato questo gruppo dedicato ai prodotti a base vegetale – sottolinea Castiglione – abbiamo convenuto che ‘a tavola’ c’è davvero posto per tutti. Questo significa che senza attaccare nessuno, ci facciamo spazio fra le altre categorie”.

La Lombardia campionessa italiana di brevetti: ecco perchè

Nel corso del 2022, le aziende e gli inventori italiani hanno presentato un totale di 4.864 domande di brevetto presso l’Ufficio europeo dei brevetti (Epo), segnando un calo del 1,1% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, nonostante il leggero calo, il numero di richieste di brevetti dall’Italia all’Epo rimane alto grazie all’aumento registrato nel 2020 e nel 2021. Negli ultimi cinque anni, le domande di brevetto europeo presentate dall’Italia sono cresciute del 10%.

Richieste di deposito brevetti aumentate del 2,5% in un anno

Secondo l’indice dei brevetti 2022, l’Epo ha ricevuto complessivamente 193.460 domande, con un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente, che ha stabilito un nuovo record. Il presidente dell’Epo, António Campinos, ha sottolineato che le richieste di brevetto per le innovazioni verdi e le tecnologie per l’energia pulita stanno crescendo costantemente.

Otto regioni italiane sono fra le prime 100 europee “più attive”

L’Italia è rappresentata in modo significativo nella classifica delle regioni che presentano le domande di brevetto all’Epo, con ben otto regioni presenti tra le prime cento in Europa. La Lombardia si posiziona al primo posto in Italia e al dodicesimo in Europa con 1.547 domande di brevetto presentate. Seguono nell’ordine Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

La Lombardia genera il 31,8% delle domande d brevetto

La Lombardia, che rappresenta il 31,8% del totale delle domande di brevetto italiane, è l’unica regione italiana a superare le mille richieste di brevetto. Seguono l’Emilia Romagna con il 16,2% e il Veneto con il 14%. Insieme, queste tre regioni rappresentano oltre il 60% di tutte le domande di brevetto dall’Italia all’Epo. Non sorprende che tale percentuale arrivi dalle aree più produttive dello stivale. Tuttavia, va notato che alcune regioni italiane hanno registrato un significativo aumento delle domande di brevetto nel corso del 2022. Tra queste, l’Umbria si è distinta per la crescita più forte (+82,8%), seguita dalla Valle d’Aosta (+62,5%), dalla Basilicata (+33,3%) e dalla Campania (+20,2%).

L’Italia che punta sull’innovazione

Nonostante il calo delle domande di brevetto presentate dall’Italia all’Epo nel 2022, il Paese continua a investire in innovazione e ricerca, come dimostra il fatto che otto delle sue regioni si trovano tra le prime cento in Europa per numero di domande di brevetto presentate.

Settimana corta: la vuole quasi il 30% dei lavoratori

Quasi un terzo dei lavoratori italiani vorrebbe una settimana lavorativa di quattro giorni. Lo rivela il Randstad Workmonitor, l’indagine realizzata in 34 Paesi intervistando 35mila lavoratori dipendenti, di cui 1.000 in Italia, con età compresa tra 18 e 67 anni sulle ultime tendenze del lavoro. Come i loro colleghi inglesi, anche i lavoratori italiani sarebbero interessati a sperimentare nuove forme di flessibilità oraria sul posto di lavoro. Secondo la ricerca, infatti, il 29% dei dipendenti italiani preferirebbe la settimana corta, mentre il 9% vorrebbe lavorare in orari tradizionali, ma in giorni diversi della normale settimana lavorativa. Il 14%, poi, su turni divisi, alla mattina presto e alla sera tardi, il 6% vorrebbe lavorare di notte, e meno di un lavoratore italiano su due (43%) preferisce l’opzione di giorni e orari tradizionali.

Preferita da 35-44enni e impiegati

Sull’ipotesi della settimana corta età diverse dimostrano sensibilità differenti. A preferirla sono soprattutto le persone tra 35 e 44 anni, il 32% del totale, percentuale che scende al 31% tra i 55 e i 67 anni, al 30% tra i 25 e i 34 anni e al 28% tra i lavoratori di età compresa tra i 45 e i 54 anni. La percentuale più bassa si riscontra tra i giovani compresi tra i 18 e i 24 anni, che vorrebbero lavorare 4 giorni solo nel 16% dei casi. A prediligere la settimana corta sono più gli impiegati, favorevoli nel 32% dei casi, degli operai (15%).

Flessibilità di orario, criterio rilevante per accettare o meno un’offerta

Di certo, la stragrande maggioranza dei lavoratori italiani, l’83%, considera rilevante la flessibilità di orario. Una flessibilità che, in realtà, in grande parte è già sperimentata: il 27% negli ultimi 12 mesi ha visto introdurre dal proprio datore di lavoro forme di flessibilità, potendo stabilire autonomamente il proprio orario professionale.  Inoltre, per il 35% dei lavoratori italiani un motivo valido per non accettare un’offerta di lavoro riguarda la mancanza di flessibilità oraria e il fatto che non permetta di stabilire il proprio orario di lavoro.

“Una nuova modulazione dell’orario deve considerare le esigenze di tutti”

“I risultati delle prime sperimentazioni di una settimana lavorativa di 4 giorni – commenta Valentina Sangiorgi, chief hr officer di Randstad – sono interessanti, ma è difficile immaginare oggi i possibili effetti dell’introduzione su larga scala. Di certo, riporta Adnkronos, il Workmonitor rivela che molti italiani sono favorevoli alla possibilità della settimana corta, ma anche che il tema è divisivo, perché le preferenze di orario sono le più diverse. In generale, una nuova modulazione dell’orario di lavoro può produrre benefici per lavoratori e aziende, ma deve tenere in considerazione le esigenze di tutti: di chi ricerca un giorno libero in più, come di chi necessiterebbe piuttosto di una giornata corta, ad esempio, per impegni familiari. Al di là delle mode, è importante compiere scelte organizzative in grado di soddisfare i bisogni delle persone”.

Cyberattacchi ai giovani gamer: nel 2022 +57%

Nel 2022 i criminali informatici hanno lanciato oltre 7 milioni di attacchi a bambini e ragazzi, sfruttando alcuni titoli di giochi popolari. L’ultimo report di Kaspersky, intitolato Il lato oscuro del mondo di virtual game dei più piccoli, rivela i rischi per i giovani gamer nei giochi online, ed evidenzia come gli attacchi mirati a questa fascia d’età siano aumentati del 57% rispetto al 2021.
Le pagine di phishing utilizzate dai criminali informatici per colpire i giovani giocatori imitano per lo più titoli famosi, come Roblox, Minecraft, Fortnite e Apex Legends. Per raggiungere i dispositivi dei genitori, i criminali informatici creano di proposito siti di gioco falsi che suscitano l’interesse dei bambini a seguire le pagine di phishing e a scaricare file dannosi.

Più di 7 milioni di attacchi in un anno

Gli esperti di Kaspersky hanno analizzato le minacce legate ai giochi online più popolari per bambini e ragazzi dai 3 ai 16 anni. Le soluzioni di sicurezza Kaspersky hanno infatti rilevato più di 7 milioni di attacchi da gennaio 2022 a dicembre 2022. Nel 2021, i criminali informatici hanno effettuato 4,5 milioni di attacchi, con un aumento del 57% nel 2022. Nel 2022, 232.735 gamer si sono imbattuti in quasi 40.000 file, tra cui malware e applicazioni potenzialmente indesiderate, nascosti dietro i più popolari giochi per bambini. Poiché gli utenti di questa età spesso non hanno un proprio computer e giocano dai dispositivi dei genitori, le minacce diffuse dai criminali informatici mirano molto probabilmente a ottenere i dati delle carte di credito e le credenziali dei genitori.

Scaricare file dannosi simulando Roblox

Nello stesso periodo, quasi 40.000 utenti hanno cercato di scaricare un file dannoso simulando Roblox, una popolare piattaforma di gioco per bambini. Ciò ha comportato un aumento del 14% del numero di vittime, rispetto alle 33.000 del 2021. Poiché la metà dei 60 milioni di utenti di Roblox ha meno di 13 anni, la maggior parte delle vittime degli attacchi di questi criminali informatici sono potenzialmente bambini che non hanno conoscenze di cybersecurity. Secondo le statistiche di Kaspersky, le pagine di phishing utilizzate per colpire i giovani gamer imitano principalmente Roblox, Minecraft, Fortnite e Apex Legends. In totale, nel 2022 sono state create oltre 878.000 pagine di phishing per questi giochi.

Minacce che non destano sospetti

Una delle tecniche di social engineering più comuni, rivolta ai giovani gamer, prevede la possibilità di scaricare cheat e mod popolari per i giochi. Su un sito di phishing l’utente può ricevere un intero manuale su come installare correttamente il cheat. L’aspetto particolarmente interessante è che comprende istruzioni specifiche che sottolineano la necessità di disabilitare l’antivirus prima di installare un file. Questo potrebbe non destare sospetti nei giovani gamer, ma potrebbe essere stato creato appositamente per evitare che il malware venga rilevato sul dispositivo infetto. Più a lungo l’antivirus dell’utente viene disattivato, maggiori sono le informazioni che potrebbero essere raccolte dal computer della vittima.

Classe energetica delle case: italiani più attenti?

La bozza della direttiva proposta dall’Unione Europea per ridurre l’inquinamento generato dagli edifici prevede che entro il 1° gennaio 2030 gli immobili rientrino nella classe energetica E ed entro il 1° gennaio 2033 in quella D. Ma in Italia, il 75% dei trilocali in vendita sul portale Casa.it appartiene alle classi energetiche meno efficienti, dalla G alla E, con una preponderanza degli immobili in classe G (55%), e solo il 12% in classe A.
“Abbiamo rilevato una crescita importante della sensibilità verso la classe energetica delle case – commenta Daniela Mora, Head of Consumer & Brand Marketing di Casa.it – con un incremento del +27% delle ricerche di immobili in vendita o in affitto con l’inserimento del filtro relativo alla classe energetica”.

A Bologna il 28% delle abitazioni è in Classe A

A livello locale la situazione cambia da città a città, con Bologna che risulta la più virtuosa, dove la percentuale di trilocali appartenenti alle classi meno efficienti è pari al 56% (Classe G 27%) e la maggior quota di trilocali in Classe A (28%). Anche Torino mostra una quota contenuta di trilocali in Classe G (28%), ma il 65% dei trilocali appartiene alle classi dalla G alla E, e solo il 7% è in Classe A. A Firenze il 71% dei trilocali appartiene alle classi meno efficienti, di cui il 54% è la Classe G, ma la percentuale di quelli in Classe A è il 19%.

A Genova il 96% dei trilocali è nelle classi G, F, E

A Milano il 75% dei trilocali è nelle classi meno efficienti (la G rappresenta il 45% dell’offerta) e solo l’11% dei trilocali in vendita è in classe A. Roma ha una quota molto elevata di trilocali nelle classi meno efficienti (84%) con il 72% in classe G, mentre il 12% dei trilocali in vendita è in classe A.
A Palermo e Genova i trilocali in vendita nelle classi meno efficienti sono quasi la totalità, con il 96% nelle classi G, F, E a Genova, e il 95% a Palermo. A Genova i trilocali in classe A sono soltanto l’1% e a Palermo il 2%.

Una differenza di prezzo del 68%

Per quanto riguarda i prezzi dei trilocali in vendita tra gli 80 e i 100 mq, riporta Italpress, la differenza tra quelli in classe A e quelli in classe G è molto elevata. A livello nazionale, un trilocale di 80-100 mq in classe A costa mediamente il 68% in più rispetto a un appartamento dello stesso taglio e metratura in classe G.
A Torino e Palermo la differenza di prezzo tra i trilocali in vendita in classe A e quelli in classe G supera il +130%: a Palermo +148% e +134% a Torino. A Milano, poi, dove i prezzi medi dei trilocali sono più alti, la differenza è +38%, a Bologna +25%, a Genova e a Firenze +22% e a Roma +14%.

San Valentino 2023: coppie italiane soddisfatte della propria relazione

Una ricorrenza celebrata in gran parte del mondo e dedicata a tutti gli innamorati: il 14 febbraio si festeggia San Valentino, e per l’occasione Ipsos ha condotto un’indagine in 32 Paesi, compresa l’Italia, per verificare quanto i cittadini si sentano amati, soddisfatti della propria vita sentimentale o del rapporto con il/la propria/o partner. E secondo il Global Love Life Satisfaction in media, a livello internazionale, più di quattro intervistati sposati o conviventi su cinque (84%) sono soddisfatti della propria relazione, mentre solo due su tre (63%) della propria vita sentimentale o sessuale. È lo stesso anche per le coppie italiane?

I Boomer si sentono più amati

La maggioranza degli italiani dichiara di sentirsi amata (73%), quota leggermente inferiore alla media internazionale (76%). A livello internazionale, in particolare, sentirsi amati è più comune tra i Boomers (80%) rispetto ai GenX (75%), i Millennials (76%) e i GenZ (76%). In Italia il 60% degli intervistati si dichiara soddisfatto della propria vita sentimentale o sessuale, un dato in linea con la media internazionale (63%). Ma a livello internazionale i Millennials (68%) affermano di essere più soddisfatti della propria vita sentimentale o sessuale, rispetto alla GenX (62%), alla GenZ (59%) e ai Boomers (61%).

Le coppie indonesiane sono più felici

Chi è sposato o ha una relazione stabile (83%) ha maggiori probabilità di sentirsi amato/a rispetto a chi è single (70%). Gli adulti sposati o conviventi (75%) hanno infatti maggiori probabilità di essere maggiormente soddisfatti rispetto ai single (54%). La maggioranza delle coppie italiane (76%) si dichiara soddisfatta della relazione con il/la proprio/a coniuge o il/la partner, percentuale però inferiore rispetto alla media internazionale (84%). Le coppie in Indonesia (94%), nei Paesi Bassi (94%), in Thailandia (90%) e in Malesia (90%) sono maggiormente soddisfatte della propria relazione, mentre in Giappone (70%) e in Corea del Sud (73%) sono le meno soddisfatte.

Poche differenze di genere nella soddisfazione per la relazione

Inoltre, a livello internazionale, le persone appartenenti a famiglie ad alto reddito (87%) e con un’istruzione superiore (86%) hanno una probabilità leggermente più alta di essere soddisfatte della propria relazione. Sempre a livello internazionale, l’indagine Ipsos non riporta differenze di genere significative tra i paesi considerati. In particolare, il 76% delle donne e il 75% degli uomini dichiarano di sentirsi amati, l’83% delle donne e l’85% degli uomini affermano di essere soddisfatti della relazione con il/la proprio/a coniuge o il/la partner, e il 63% delle donne e degli uomini esprime soddisfazione per la propria vita sentimentale o sessuale.