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Francesca Ghermandi

Mutui impossibili, affitti insostenibili: è emergenza casa

Redditi inadeguati e continua erosione del risparmio rischiano di rendere mutui e affitti insostenibili per molte famiglie italiane. Occorre quindi immaginare un abitare più evoluto e plurale, attento a bisogni, desideri e possibilità reali delle famiglie, meno standardizzato e incapace di dare una risposta alle esigenze abitative.  Sono alcune evidenze emerse da Sguardi familiari sull’Abitare 2023, l’analisi presentata da Nomisma all’interno del 16° Rapporto sulla Finanza per l’Abitare.
L’indagine di Nomisma analizza due tipologie di nuclei familiari per i quali la casa è una priorità assoluta: le famiglie-mono, persone sole con meno di 45 anni oppure di età compresa tra 45-69 anni, 70 anni o più, o genitori soli con figli, e le famiglie-pluri, ovvero con figli minori, con persone non autosufficienti, e nuclei numerosi.

I fattori di fragilità delle famiglie

Nel 2023 quasi la metà dei nuclei dichiara che le proprie disponibilità economiche sono appena sufficienti a far fronte alle spese primarie. In questo scenario, l’acquisto della casa è diventato un miraggio per una crescente porzione di italiani. Tra le famiglie numerose, una su 5 non ha i requisiti per l’accesso al credito, valore quasi triplo rispetto al 7,5% della media del campione. Percentuali più alte rispetto alla media si registrano anche per le famiglie con figli minori (13,1%) e persone sole under45 (10,7%).  Questo spiega la flessione della propensione all’acquisto di abitazioni, che coinvolge il 12% delle famiglie rispetto al 13,3% nel 2022. Inoltre, l’indagine evidenzia anche la minore propensione a ricorrere a un mutuo, passata dall’83% nel 2022 al 78% nel 2023.

L’alternativa dell’affitto è sempre più onerosa 

Poiché il sistema Paese non è riuscito a programmare un’offerta adeguata per far fronte a una maggiore e più attenta richiesta abitativa, specialmente in termini di social housing, molte famiglie restano intrappolate nell’affitto e condizionate dall’aumento dei canoni di locazione. Che, specie nelle grandi città, hanno raggiunto livelli non facilmente sostenibili rispetto alla capacità reddituale delle famiglie. La quota di famiglie che prevedono nei prossimi 12 mesi di incontrare difficoltà nel pagamento del canone di locazione si è ampliata dal 31,4% al 34,8%.

Proprietari meno propensi alla locazione tradizionale

Proprio i maggiori rischi di insolvenza e le logiche di mercato, condizionate anche dal fenomeno degli affitti brevi, stanno inducendo sempre più proprietari a una minore propensione verso la locazione tradizionale. Nell’ultimo anno la quota di chi prevede di dare in locazione le proprie abitazioni con affitti a medio termine è passata dal 17,7% al 10,5%, allineandosi alla componente rivolta agli affitti brevi (10,2%). L’indagine conferma quindi due diverse componenti: in 1 caso su 3 l’affitto è una scelta motivata da esigenze familiari e lavorative, mentre la maggioranza delle famiglie considera l’affitto una soluzione temporanea o obbligata, perché al momento non sussistono le condizioni economiche per un acquisto. Per quanto riguarda le intenzioni ad affittare un’abitazione, sono principalmente le persone sole sotto i 45 anni quelle caratterizzate da elevato interesse, affiancate dalle famiglie ‘sandwich’ e da quelle numerose.

Il 76% delle aziende ha subito la compromissione di più account o credenziali

I dati dello studio “Passwordless in the Enterprise”, recentemente pubblicato, fanno emergere con forza quanto sia delicata la questione della sicurezza informatica. La ricerca rivela infatti che il 76% delle aziende ha subito la compromissione di più account o credenziali negli ultimi 12 mesi, mentre il 62% di esse rende obbligatoria l’autenticazione a più fattori (MFA) per l’intera forza lavoro. Inoltre, il 52% delle aziende afferma che l’autenticazione senza password ha avuto un impatto positivo sulla sicurezza informatica complessiva.
Lo studio è stato condotto da Jack Poller, senior analyst di ESG, e sponsorizzato da Cisco Duo. Lo scopo dello studio era di dimostrare perché la tecnologia di autenticazione senza password di Duo rappresenta la soluzione adeguata per soddisfare le esigenze aziendali.

Uno studio in pool con 377 professionisti della sicurezza

ESG ha intervistato 377 professionisti della sicurezza, dell’IT e dello sviluppo di applicazioni di aziende di diverse dimensioni e settori. Oltre alla tecnologia passwordless, lo studio ha analizzato anche l’autenticazione a più fattori, le protezioni dell’identità, i rischi per l’identità e le vulnerabilità dell’identità riscontrate.

Credenziali perse o rubate

Un dato rilevante è che la compromissione di più account o credenziali è diventata la norma, con il 76% delle aziende che l’ha subita negli ultimi 12 mesi. Ciò è spesso causato da credenziali perse o rubate, e le aziende spesso faticano a implementare l’MFA per mancanza di budget o competenze, o per il timore che la soluzione possa influire negativamente sulla produttività degli utenti. Nonostante ciò, il 62% delle organizzazioni rende obbligatoria l’autenticazione a più fattori per tutti i dipendenti, e il 52% afferma che l’autenticazione senza password ha avuto un impatto positivo significativo sulla sicurezza informatica complessiva.

I vantaggi di “senza password”

Tale dato dimostra che l’autenticazione senza password si è rivelata vantaggiosa per la maggior parte delle aziende, contribuendo alle loro strategie di sicurezza complessive. Di conseguenza, ci si aspetta un aumento nell’uso di tale tecnologia, soprattutto considerando che gli investimenti nell’autenticazione forte stanno crescendo. La scarsa efficacia dell’autenticazione con password e gli attacchi di phishing nei confronti dell’MFA mettono a rischio le aziende, quindi l’adozione della tecnologia passwordless sta diventando una priorità assoluta per garantire una maggiore sicurezza e una migliore esperienza per gli utenti.

Dati promettenti 

In conclusione, la tecnologia passwordless si dimostra promettente per migliorare la sicurezza informatica delle aziende e sembra essere il passo giusto da compiere in un momento in cui gli attacchi informatici sono sempre più frequenti e sofisticati.

Diminuiscono le emissioni di gas serra, ma continua l’allarme per clima e siccità

Continuano a diminuire le emissioni di gas serra in Europa: nel 2019 erano il 24% in meno rispetto al 1990. E l’Italia è tra i cinque paesi Ue27 che forniscono il contributo maggiore a tale riduzione. Lo rileva l’Istat nel Rapporto annuale 2023.
Quanto alla qualità dell’aria nell’Ue27, l’esposizione a lungo termine ponderata con la popolazione al particolato PM2,5 tra il 2006 e il 2020 registra il -39,5%, raggiungendo 11,2 μg/m3 nel 2020. In Italia, però, il miglioramento è più lento, e nel 2020 si è arrivati a 15 μg/m3. In termini di mortalità connessa, l’andamento dell’esposizione a lungo termine al PM2,5 spiega le differenze tra l’Italia e gli altri maggiori paesi europei. Tra il 2005 e il 2020, mentre in Germania, Francia e Spagna le stime dei decessi prematuri da PM2,5 sono più che dimezzate i progressi dell’Italia sono stati più lenti (da 124 a 88).

Preoccupano il cambiamento climatico e l’effetto serra

In ogni caso, le tematiche ambientali si collocano ai primi posti tra le principali preoccupazioni dei cittadini italiani.
Nel 2022 oltre il 70% dei residenti in Italia, dai 14 anni in su, considera il cambiamento climatico o l’aumento dell’effetto serra tra le preoccupazioni prioritarie. Le preoccupazioni ambientali si declinano differentemente per classe di età. I giovani under34 sono più sensibili alla perdita della biodiversità (32,1% tra 14 e 34 anni contro il 20,9% degli over55), alla distruzione delle foreste (26,2% contro 20,1%) e l’esaurimento delle risorse naturali (24,7% contro 15,9%). Gli ultracinquantenni si dichiarano, invece, più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (26,3% contro 17% under35) e l’inquinamento del suolo (23,7% contro 20,8%).

Meno piogge e temperature più alte: la disponibilità idrica si dimezza 

La riduzione delle precipitazioni, accompagnata dall’aumento delle temperature, ha portato a una minore disponibilità media annua della risorsa idrica, che nel trentennio 1991-2020 si riduce del 20% rispetto alla media del trentennio 1921-1950, raggiungendo nel 2022 il suo minimo storico, quasi il 50% in meno rispetto all’ultimo trentennio 1991-2020. Nel Rapporto annuale 2023 dell’Istat si sottolinea che a tale problema si associa una condizione di persistente criticità nell’infrastruttura idrica, infatti, nel 2020, il 42,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile non arriva agli utenti finali.

Cala il volume della produzione agricola 

La siccità e i problemi di approvvigionamento di acqua, rileva l’Istat, hanno influito pesantemente sull’annata agricola appena trascorsa, facendo registrare, nei conti economici nazionali, una riduzione della produzione, del valore aggiunto e dell’occupazione del settore agricolo. Il calo dei volumi di produzione nel 2022 ha caratterizzato tutti i comparti produttivi, tranne quelli frutticolo, florovivaistico e le attività secondarie. In particolare, in flessione coltivazioni (-2,5% in volume), legumi (-17,5%), olio d’oliva (-14,6%), cereali (-13,2%), piante foraggere (-9,9%), ortaggi (-3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%).

Fuga di dati nella darknet: aziende impreparate e “negazioniste”

Nel 2022 il team Digital Footprint Intelligence di Kaspersky ha dedicato un’iniziativa di monitoraggio alle fughe di informazioni sulla darknet. Gli esperti hanno analizzato i post sul Darkweb che offrivano l’accesso ad aziende, la vendita di database o account compromessi e altri incidenti critici, notificandoli alle vittime. Ogni incidente di cybersecurity che coinvolgeva dati aziendali violati sul Dark Web, come vendite di database, compromissioni di infrastrutture o ransomware, è stato infatti immediatamente notificato dal team Kaspersky all’azienda vittima. E se le aziende europee sono state le più colpite, i risultati a livello mondiale hanno rivelato una tendenza preoccupante: il 42% delle aziende non ha un responsabile specifico per gli incidenti informatici, mentre il 28% mostra indifferenza e il 2% nega gli incidenti.

Impreparazione, mancanza di volontà e negligenza

Quando si tratta di incidenti legati alle fughe di dati emerge chiaramente l’impreparazione, la mancanza di volontà e la negligenza delle vittime aziendali Una negligenza che espone al rischio di sanzioni, perdita di fiducia e danni finanziari. Ed è particolarmente rilevante per l’Europa, dove la normativa GDPR è molto severa. Fortunatamente, il 22% ha risposto in modo appropriato, acquisendo le informazioni e affrontando i rischi, mentre il 6% ha effettuato un monitoraggio e un rilevamento proattivo, indicando di essere già a conoscenza dell’incidente.

A livello globale 258 aziende hanno ricevuto segnalazioni di incidenti

A livello globale sono 258 le aziende che hanno ricevuto segnalazioni di incidenti. Le più colpite da fughe di dati sono state quelle europee, con oltre il 25% delle notifiche (o 66 segnalazioni di incidenti) critiche e sensibili al fattore temporale, che richiedevano un’attenzione immediata.
Gli incidenti che riguardavano dati falsi, pubblici o generici non sono stati oggetto del report. Il monitoraggio è stato condotto su forum e blog del Dark Web, oltre a canali Telegram segreti. Per evitare accessi non autorizzati all’infrastruttura delle aziende vittime, i dati compromessi non sono stati verificati in alcun modo.

Reagire immediatamente per prevenire le violazioni di dati

“I risultati della nostra iniziativa sulle reazioni delle aziende alla compromissione dei dati nella darknet sono piuttosto scoraggianti – ha commentato Yuliya Novikova, Head of Digital Footprint Intelligence -. Solo un terzo delle aziende ha reagito in modo adeguato, mentre la maggior parte sembra essere stata travolta da un turbine di emozioni che vanno dall’ignoranza alla negazione fino all’impotenza. Mentre in passato il monitoraggio della darknet poteva sembrare complesso, la situazione attuale si sta evolvendo. È ora diventato una fonte preziosa e accessibile di dati di threat intelligence per i professionisti della cybersecurity, tra cui analisti CTI e SOC e molti altri. Questa risorsa consente di reagire immediatamente agli incidenti di sicurezza come le offerte di vendita dell’accesso ai sistemi aziendali o le fughe di dati, contribuendo in ultima analisi a prevenire le violazioni di dati”.

Dalle turbolenze alla perdita dei bagagli: gli italiani hanno paura di volare?

Quali sono le paure più comuni degli italiani in aeroporto, e cosa li preoccupa di più una volta saliti sull’aereo? Soprattutto perdere il volo o il bagaglio, ma anche le turbolenze e la sensazione di claustrofobia. Se alcuni si divertono dal momento in cui mettono piede in aeroporto, si godono l’intera esperienza senza pensieri fino a quando, arrivati a destinazione, ritirano le valigie, altri si preoccupano continuamente che possa accadere qualcosa e si lamentano di tutto ciò che riguarda il volo.
Ma secondo un’indagine condotta dal motore di ricerca di voli e hotel jetcost.it, che ha intervistato 3.000 persone di età superiore ai 18 anni che hanno viaggiato almeno una volta negli ultimi due anni, sette italiani su dieci amano l’esperienza del volo, e solo due su dieci sono aerofobici.

Sette su dieci apprezzano l’esperienza, ma il 78% ha qualche timore

Inizialmente è stato chiesto a tutti se l’esperienza di viaggio in aereo, dall’aeroporto di partenza a quello di destinazione, fosse stata gradita, e sette su dieci hanno dichiarato di aver apprezzato l’esperienza complessiva (69%). In seguito è stato chiesto a tutti gli intervistati se avessero qualche timore nel viaggiare in aereo in generale, e il 78% ha risposto di sì.

Da “suonare” ai controlli di sicurezza a perdere una coincidenza

Dividendo l’esperienza del volo tra la fase in aeroporto e il viaggio vero e proprio in aereo, agli intervistati è stato chiesto quali fossero le loro maggiori paure quando si trovano in aeroporto.
Le prime dieci risposte sono state perdere il volo, perdere il bagaglio, perdere il passaporto, la carta d’identità o la carta d’imbarco, ‘suonare’ ai controlli di sicurezza, vedere il proprio volo cancellato, dover aprire la borsa ai controlli di sicurezza, avere il bagaglio che pesa più del consentito, avere il volo in ritardo, essere sorpresi con qualcosa che non appartiene al proprio bagaglio, e perdere una coincidenza.

Il 21% soffre di aerofobia

Per quanto riguarda il volo, agli intervistati è stato chiesto se soffrissero di aerofobia, o paura di volare, e il 21% ha risposto di sì. Poi è stato domandato a tutti cosa trovassero più irritante, fastidioso o spaventoso durante il volo, con la possibilità di dare tre risposte. E le più comuni, riporta AGI, sono state il rumore (54%), non avere abbastanza spazio per le gambe (39%), la turbolenza (33%), dover aspettare gli altri passeggeri (31%), i prezzi elevati di cibo e bevande (26%), le misure di sicurezza (23%), posto a sedere angusto (21%), sensazione di claustrofobia (16%), e qualità del cibo (11%).
I rumori che più infastidiscono i passeggeri sono i bambini che piangono, le persone che parlano ad alta voce, i gruppi di giovani in gita che gridano o le ‘comitive’ di addio al celibato che fanno gli spiritosi, chi russa nel sonno, i genitori che sgridano i figli, e chi è sotto l’effetto dell’alcol.

Manager, state attenti agli attacchi informatici: cosa succede?

Gli attacchi informatici non sono soltanto una battaglia tra spie, guardie e ladri. La realtà è più banale, ma non meno pericolosa: il fattore umano è coinvolto in tre incidenti informatici su quattro. È l’errore di singoli individui ad aprire le falle nei sistemi di sicurezza. Lo rivela la 16ª edizione del Data Breach Investigations Report, firmato da Verizon Business.

Quando il dirigente è… una minaccia

“I top manager sono una minaccia” avverte il report. Le tecniche si fanno sempre più sofisticate, ma alla base ci sono sempre le debolezze delle persone. È l’ingegneria sociale, cioè la capacità di sfruttare la vulnerabilità umana a proprio vantaggio. È il caso, ad esempio, del phishing, una tecnica attuata dagli hacker che, con l’inganno, convincono la propria vittima a cliccare su link o allegati malevoli. Chiunque faccia parte di un’organizzazione può, con un piccolo gesto, creare i presupposti per danni enormi. Chiunque: dipendenti, collaboratori, proprietari, dirigenti. “In particolare”, sottolinea Chris Novak, Managing Director della Cybersecurity Consulting di Verizon Business, “i top manager rappresentano una minaccia crescente per la sicurezza informatica. Da una parte, infatti, sono loro a essere in possesso dei dati più delicati delle realtà imprenditoriali e, dall’altra, sono anche le persone meno protette visto che molte società attuano delle eccezioni sui protocolli cyber appositamente per questi ruoli”. Ecco perché le aziende, oltre all’ormai tradizionale formazione del personale, dovrebbero “rafforzare la protezione verso le figure apicali per evitare costose intrusioni al sistema”.

Le tecniche per accedere ai dati aziendali

Gli attori dei cyber-crime impiegano tecniche diverse per ottenere l’accesso in un’azienda: credenziali rubate (49%), phishing (12%), sfruttamento delle vulnerabilità (5%). Sono sempre più frequenti i casi in cui gli hacker si fingono dipendenti per estorcere denaro alle proprie vittime, un attacco conosciuto come Business Email Compromise (BEC). L’importo medio rubato con il BEC, secondo l’Internet Crime Complaint Center, ha raggiunto i 50.000 dollari.

Il ransomware è l’attacco che costa più caro

Il report di Verizon Business conferma la centralità dei ransomware, virus che criptano i dati di un’azienda e chiedono un “riscatto” per ripristinarli. Questa tecnica d’attacco è sempre più frequente e sempre più costosa. Negli ultimi due anni, il numero di attacchi ransomware è stato superiore rispetto ai cinque anni precedenti messi insieme e nel 2023 hanno rappresentato un quarto di tutte le violazioni prese in esame. Il valore di un’offensiva di questo tipo è più che raddoppiato negli ultimi due anni, arrivando a 26.000 dollari. Nonostante lo spionaggio sia oggetto di grande attenzione mediatica, anche a causa delle attuali tensioni geopolitiche, solo il 3% dei criminali è mosso da questa motivazione. Quasi sempre, nel restante 97% dei casi, l’obiettivo è il guadagno economico.

Dalla parità di genere un contributo di 3.15 trilioni di euro al PIL europeo

Le pari opportunità di genere potrebbero apportare un contributo potenziale stimato fino a 3,15 trilioni di euro al PIL europeo entro il 2050. È essenziale comprendere l’importanza della parità di genere nel contesto dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), come dimostrato dalle stime dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE). Se le donne avessero le stesse opportunità professionali degli uomini, il PIL europeo potrebbe crescere notevolmente entro il 2050. Pertanto, l’obiettivo delle pari opportunità deve essere raggiunto al più presto, non solo per quanto riguarda le posizioni manageriali, in cui la presenza femminile è ancora limitata, ma anche garantendo l’accesso all’istruzione e alla formazione professionale.

Le imprenditrici? Più resilienti e capaci di affrontare le sfide

Questa urgenza è stata sottolineata anche dalle imprenditrici europee di 24 nazioni consultate per l’Eurochambers Women Network Survey 2023. L’indagine ha analizzato lo stato attuale dell’imprenditoria femminile in Europa, concentrandosi sulle aziende guidate da donne, al fine di sviluppare iniziative mirate a supporto delle imprenditrici in tutto il continente. L’indagine ha raccolto oltre 800 risposte, che hanno evidenziato la resilienza delle imprenditrici nel fronteggiare le difficoltà, la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti e di affrontare le sfide in modo tempestivo e lungimirante. Ciò è dimostrato dai dati raccolti riguardo alla transizione digitale e green delle imprese guidate da donne. Tuttavia, è emerso che le imprenditrici necessitano di maggiore attenzione da parte delle istituzioni pubbliche e di misure di sostegno specifiche.

Burocrazia e accesso ai finanziamenti le maggiori difficoltà per le donne 

In particolare, dalle risposte delle donne intervistate sono emersi i principali ostacoli che devono affrontare: la burocrazia e l’accesso al finanziamento, in cui spesso non godono delle stesse opportunità dei loro colleghi; le opportunità di carriera e la parità salariale, che richiedono la promozione di modelli di ruolo nei settori a predominanza maschile, l’attenzione all’istruzione e concrete opportunità di accesso alle posizioni manageriali.

Dall’Ue una direttiva per la presenza femminile nei CdA

Il tema della parità di genere in ottica ESG è stato affrontato anche in una tavola rotonda organizzata da Eurochambers Women Network in collaborazione con Unioncamere presso la sede di Si.Camera, l’Agenzia delle Camere di Commercio d’Italia. Durante l’incontro sono emersi importanti spunti, in particolare riguardo alle implicazioni della direttiva sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione (CdA) delle imprese, approvata dal Parlamento europeo alla fine del 2022. Tale direttiva stabilisce che entro luglio 2026 le grandi società quotate in borsa dell’UE dovranno adottare adeguate misure per garantire una maggiore presenza femminile nei CdA. Questa direttiva rappresenta un passo importante verso la parità di genere, considerando che nel 2021 solo poco più del 30% dei membri dei CdA delle grandi aziende quotate erano donne.

Più donne ai vertici, migliori risultati 

I numeri dimostrano che una maggiore presenza femminile nei vertici aziendali ha un impatto positivo: quando la percentuale di donne nei CdA è compresa tra il 30% e il 40%, le imprese hanno maggiori probabilità di ottenere risultati finanziari migliori, rendimenti più elevati e migliori performance ESG. La parità di genere rientra appieno nella dimensione sociale di una società ed è quindi un fattore fondamentale per valutare il credito sociale di un’azienda e raggiungere livelli di business sostenibile.

Consumi: in lieve recupero, ma l’economia è ancora fragile

Emerge dai risultati della Congiuntura Confcommercio relativa al mese di maggio 2023: ad aprile i consumi degli italiani registrano un lieve aumento rispetto al mese precedente. Questo, grazie esclusivamente ai Servizi, che segnano un +4,5% rispetto al -1,5% registrato dai Beni.
La buona tenuta del mercato del lavoro e i risultati positivi del settore turistico, soprattutto incoming, spingono infatti i consumi in lieve recupero, ma permane la lentezza nel rientro della fiammata inflazionistica, e si assiste al lieve calo su base mensile del Pil. E se la domanda di autovetture si conferma in ripresa, resta negativa la dinamica di consumi alimentari, energia elettrica e mobili.

Pil mensile -0,2%, per il 2023 previsione a +1,5%

Secondo le stime dell’Ufficio Studi Confcommercio il Pil, rispetto ad aprile, dovrebbe subire una diminuzione dello 0,2%. Su base annua questo andamento si tradurrebbe in una crescita dell’1,5%.
Le famiglie continuano, al di là delle criticità indotte dall’inflazione sui bilanci familiari, nel percorso di recupero della domanda favorendo le voci di spesa che considerano più rappresentative della ritrovata ‘libertà’. Nonostante i progressi, anche i dati dell’ultimo mese confermano le difficoltà dei consumi in volume calcolati nella metrica dell’ICC a tornare ai livelli pre-Covid. Per alcuni segmenti le deboli dinamiche degli ultimi periodi sembrano aver contribuito ad aumentare la distanza, ponendo seri dubbi sulla possibilità di tornare nel 2024 sui livelli del 2019.

Beni e Servizi: la dinamica tendenziale resta incerta

Anche ad aprile 2023 la domanda delle famiglie è stata sostenuta principalmente dal recupero della componente relativa ai Servizi, anche se per servizi ricreativi, alberghieri e della ristorazione la distanza percentuale con i volumi registrati nello stesso periodo del 2019 supera ancora le due cifre. Relativamente ai consumi di Beni, dopo la stagnazione di marzo la domanda è tornata a registrare un ridimensionamento nel confronto annuo. Ad aprile la stima per l’aggregato è -0,4%. Il settore Automotive si conferma il più dinamico, con una variazione tendenziale del 16,9%. I recuperi degli ultimi mesi hanno comunque solo parzialmente ridotto la distanza con i livelli di spesa reale del 2019. Tra le altre voci si conferma in netta riduzione la domanda per energia elettrica (-7%), mobili (-7,8%), alimentari (-3%) ed elettrodomestici (-0,8%). Relativamente ad abbigliamento e calzature il modesto segnale di recupero (+0,7%) non attenua le difficoltà del settore.

Prezzi al consumo: a maggio +0,5%, +7,8% su base annua

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo l’Ufficio Studi stima per maggio un +0,5% in termini congiunturali e +7,8% su base annua. Nonostante il moderato ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale dei prezzi, si confermano le difficoltà dell’inflazione a instradarsi su un sentiero di rapido rientro. Le prime indicazioni di un’evoluzione più contenuta dell’inflazione di fondo consolidano, comunque, le attese di una parte finale del 2023 più favorevole. Tale evoluzione potrebbe agevolare le famiglie nel percorso di recupero della domanda, favorendo il mantenimento di tassi di crescita dell’economia in linea con quelli registrati nella prima parte dell’anno.

Proliferano i newsbot, i giornali generati dall’AI

Cosa sono i newsbot? E perché possono rappresentare un potenziale pericolo per l’informazione? Secondo NewsGuard, il tool online di NewsGuard Technologies che permette di riconoscere le fake news, gli strumenti basati sull’Intelligenza artificiale ora vengono utilizzati anche per riempire le cosiddette ‘content farm’, ovvero i siti web di bassa qualità diffusi in tutto il mondo che sfornano grandi quantità di articoli clickbait per massimizzare le proprie entrate pubblicitarie. Nel mese di aprile di quest’anno NewsGuard ha identificato 49 siti ‘sospetti’ in sette lingue, ceco, cinese, francese, inglese, portoghese, tagalog e thailandese. In apparenza questi siti avevano l’aspetto dei tipici siti di notizie, ma sembrerebbero invece essere stati interamente, o in gran parte, generati da modelli di linguaggio basati sull’Intelligenza artificiale, e quindi progettati per imitare la comunicazione umana. Si tratta appunto dei newsbot.

Articoli scritti male e che a volte promuovono false notizie

Questi siti spesso non identificano i proprietari, e producono un grande numero di contenuti su diversi argomenti, tra cui politica, salute, intrattenimento, finanza e tecnologia.
Alcuni di questi newsbot pubblicano centinaia di articoli al giorno, che a volte promuovono anche narrazioni false. Inoltre, quasi tutti i contenuti sono scritti utilizzando un linguaggio banale e frasi ripetitive, segni distintivi dei testi prodotti dall’Intelligenza artificiale.

L’Intelligenza artificiale riempie di pubblicità le testate giornalistiche 

Molti di questi siti, poi, sono pieni di pubblicità, poiché probabilmente sono stati progettati per generare entrate dagli annunci programmatici posizionati attraverso algoritmi. Esattamente ciò per cui era stata concepita la prima generazione di content farm su internet, gestite da esseri umani.
Proprio mentre negli ultimi mesi sono stati presentati e resi disponibili al pubblico diversi strumenti, sempre più potenti, basati sull’Intelligenza artificiale, il timore che tali strumenti possano essere utilizzati per dare vita a testate giornalistiche ora è diventato realtà.

Ai sotto inchiesta, e sotto i riflettori finiscono anche i chatbot

Pertanto, il governo del Regno Unito ha deciso di avviare un’indagine sull’AI e sul suo impatto su consumatori, business ed economia. Sotto i riflettori, riporta Adnkronos, anche l’Intelligenza artificiale generativa, alla base del chatbot ChatGPT, sviluppato da OpenAI e sostenuto da Microsoft.
Il governo fa sapere che seguirà cinque principi nella verifica dell’applicazione dell’AI e nello stabilire regole e leggi per l’uso dell’Intelligenza artificiale: sicurezza, trasparenza, equità, responsabilità e gestibilità.
“È cruciale che i potenziali benefici di questa tecnologia trasformativa siano equamente accessibili alle attività commerciali del Regno Unito e ai consumatori – commenta Sarah Cardell, direttrice della Competition and Markets Authority -, e che allo stesso tempo le persone siano protette da fenomeni come disinformazione e fake news”.

Idee per una festa di compleanno di un adolescente

Se stai cercando idee per organizzare una festa di compleanno per un adolescente, qui abbiamo elencato diverse informazioni che possono esserti utili.

Sappiamo infatti quanto possa essere difficile trovare qualcosa che piaccia ai giovani di oggi ma non preoccuparti, abbiamo delle soluzioni per te.

 

Feste a tema

Una delle alternative più apprezzate per una festa di compleanno per adolescenti è quella di organizzare una festa a tema.

Ci sono infinite possibilità di temi tra cui scegliere, come una festa in maschera o la classica festa in cui ci si veste da personaggio preferito.

Potresti anche optare per un tema legato a film o serie televisive, come una festa tema Harry Potter o una in stile Stranger Things.

Chiaramente ci sono tantissime possibilità di scelta e molto dipende dalle preferenze del festeggiato e dalle sue attitudini, così come bisogna considerare quelle degli invitati.

 

Festa a tema con attività

Organizzare una festa a tema con attività coinvolgenti può essere un’ottima idea. Ad esempio, se organizzi una festa a tema Harry Potter, puoi organizzare un gioco del quidditch o una caccia al tesoro.

In alternativa, se hai scelto ad esempio una festa a tema zombie, potresti organizzare un gioco di sopravvivenza in cui i partecipanti devono trovare un posto sicuro per nascondersi dai morti viventi.

Come vedi le opportunità non mancano, devi soltanto valutare cosa potrebbe essere divertente per tuo figlio.

 

Feste all’aperto o indoor

Se il suo compleanno cade durante i mesi più caldi dell’anno, una festa all’aperto potrebbe essere una scelta fantastica.

Ci sono molte attività divertenti da fare all’aperto, come organizzare una caccia al tesoro o un torneo di pallavolo.

Se al contrario il compleanno cade durante i mesi invernali, potresti optare per una struttura al chiuso che offra intrattenimento ai ragazzi.

Ci sono delle sale cinema che accolgono per questo motivo i gruppi per le feste di compleanno, o location per feste di compleanno che offrono l’opportunità di fare attività fisica.

In alternativa, puoi organizzare una festa in piscina o una serata intorno al fuoco con marshmallow e chitarra.

 

Festa al parco

Un’idea interessante potrebbe essere quella di organizzare una festa al parco. Molti parchi cittadini dispongono di aree pic-nic, campi da gioco e spazi per attività all’aperto, il che li rende ideali per una festa di compleanno.

Tra l’altro, organizzare una festa al parco può essere anche economico, oltre che facile da organizzare. Valuta se questa potrebbe essere la soluzione giusta per il tuo ragazzo.

 

Feste a sorpresa

Se tuo figlio ama ricevere delle sorprese, organizzare per lui una festa a sorpresa potrebbe essere una scelta adeguata.

Ci sono molte idee creative per preparare una festa a sorpresa, come ad esempio organizzarla in un luogo inaspettato o coinvolgere tutti i  suoi amici nella sorpresa.

Una festa a sorpresa può essere l’ideale per un adolescente che vuole qualcosa di speciale per il suo compleanno.

E per renderlo ancora più speciale, potresti anche organizzare il tutto secondo con un tema specifico.

Ad esempio, se il ragazzo ama il calcio, potresti rifarti al tema del pallone. In alternativa, se il festeggiato ama i supereroi, organizza una festa a sorpresa in cui tutti si presentano travestiti da supereroi.

Come vedi, le idee creative da considerare per organizzare una festa a sorpresa non mancano, ed in particolare quelle a tema possono rendere ancora più speciale il compleanno di tuo figlio.

 

Conclusioni

Speriamo che queste idee ti abbiano ispirato per organizzare una bella festa di compleanno.

Ricorda che l’importante è trovare qualcosa che il festeggiato apprezzi e che gli permetta di divertirsi con i suoi amici.

Valuta attentamente le varie possibilità di scelta ed opta per quella che meglio si adatta alle sue preferenze. Buona festa di compleanno!