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Pmi pronte ad assumere, nonostante le difficoltà nella ricerca

Secondo l’Indagine di InfoJobs sui trend mercato del lavoro 2022, lo scenario si presenta con segnali di apertura e propensione all’incremento delle risorse in azienda.
“Quello che emerge è uno spaccato del mondo del lavoro dal punto di vista delle Pmi, che nel 2021 hanno assunto e continueranno a farlo quest’anno, anche in un contesto dove trovare lavoratori è spesso complesso, così come trattenerli – spiega Filippo Saini, head of job di InfoJobs -. Anche le piccole e medie imprese italiane iniziano a interrogarsi sul fenomeno ‘great resignation’, soprattutto in ottica di ricambio generazionale. Ed è per questo che tra i trend che caratterizzeranno il mercato del lavoro nel 2022 al primo posto troviamo attraction&retention, leva fondamentale per mantenere l’azienda sana e competitiva in questo contesto ancora di profonda incertezza”.

Nuove assunzioni per il 50% delle imprese

Nel 2022 il 50% delle imprese è quindi disposto ad assumere, sebbene in numero limitato, e il 31,1% è aperta a un numero elevato di assunzioni. C’è poi chi pensa di sostituire eventuali dimissionari (11,7%), e solo il 6,1% non prevede nuove assunzioni. Per il 45,7% delle imprese nelle nuove assunzioni rimarranno gli stessi criteri e contratti del passato, ma c’è un 40,1% che nella scelta del tipo di risorse vede come prioritaria la qualità dei profili più che la quantità, e un 14,2%, che preferisce puntare all’assunzione di figure con contratti flessibili.
Rispetto al problema della difficoltà di reperimento, l’88,7% dichiara di essere d’accordo. E se il 54,4% dichiara di non trovare persone in linea con esperienze e competenze richieste, il 24,2% imputa le difficolta al cambiamento di atteggiamento verso il lavoro generato dalla pandemia, e per il 10,1% la causa è una maggiore offerta per il candidato.

Aumentano i profili “papabili”

All’opposto, c’è chi dichiara che con la ripresa del mercato sia tornata in auge anche la volontà delle persone di mettersi in gioco (9,4%), così come la perdita di posti di lavoro portata dalla pandemia (2%) abbia aumentato di fatto i profili ‘papabili’.
L’attenzione ai propri desiderata e la predisposizione al benessere personale hanno portato nel panorama di ricerca e selezione del personale fenomeni più o meno transitori, anche per quanto riguarda l’argomento dimissioni. Attualmente ha preso spazio il fenomeno delle dimissioni di massa, ormai noto come great resignation, tipico soprattutto all’interno delle grandi aziende, ma rilevato anche dalle Pmi.

Perché i giovani si dimettono?

Analizzando i dati emersi dall’indagine, anche se per il 36,9% degli intervistati sembra essere rimasto invariato il numero di dimissioni rispetto agli anni precedenti, sono proprio i giovani che secondo il 31,2% hanno contribuito a registrare un incremento nel numero di dimissioni rispetto al passato, poiché motivati dalla ricerca di una posizione migliore e dalla rincorsa al perfetto work-life balance. Inoltre, i profondi mutamenti dei due anni appena trascorsi per il 24,1% hanno dato maggiore coraggio di cambiare lavoro per rincorrere il sogno professionale, o per cercare un’azienda più affine ai propri valori.